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Ti è mai capitatə di sentirti intrappolatə nella monotonia?

Puoi uscire dalla trappola cercando un po’ di poesia (e motivazione) anche nella giornata più anonima e noiosa

Illustrazione poetica di una persona seduta all'interno di una giara trasparente, circondata da oggetti quotidiani come sveglie, tazze di caffè e un laptop. Toni neutri e malinconici, che evocano la sensazione di routine e ripetitività

Ti è mai capitatə di sentirti intrappolatə nella monotonia?

Giornate tutte uguali. Nulla di straordinario da raccontare. Nessuna grande emozione, né catastrofe, né conquista. Solo la routine.

A me ne sono capitate diverse, anzi a volte mi sembra che la maggior parte siano così. Il rischio è allora di farsi prendere dallo sconforto, dall’ ansia. Iniziamo a lamentarci ma senza fare nulla per cambiare la situazione, convinti di non aver alcun potere.

Eppure a volte è sufficiente cambiare prospettiva, anche in mezzo a tutti quei gesti ripetuti, qualcosa di straordinario succede o meglio può succedere se ci mettiamo nella giusta prospettiva.

È proprio lì che si può nascondere la poesia del quotidiano. Non quella che si scrive con le rime, ma quella che ci riconnette a ciò che siamo, a ciò che sentiamo, a ciò che vale.

Oggi voglio parlarti di un metodo creativo e terapeutico che amo molto: il Caviardage. Ma soprattutto, voglio raccontarti perché per me è una splendida metafora di vita.

Cos’è il Caviardage

Il Caviardage è una tecnica poetica ideata da Tina Festa che consiste nel “trovare la poesia nascosta” all’interno di testi già scritti — come pagine di giornali, libri o scritti personali.
 Si tratta di un processo molto semplice, ma sorprendentemente profondo:
 si leggono le parole, si scelgono quelle che ci colpiscono, e si cancellano tutte le altre.

Il risultato è una poesia “nascosta”, che emerge non da ciò che si aggiunge, ma da ciò che si toglie.

Una metafora per vivere meglio

E se fosse così anche nella vita? Siamo abituatə a pensare che dobbiamo fare di più, essere di più, avere di più per sentirci realizzati. Ma a volte, invece, è proprio togliendo
che troviamo ciò che conta:

togliendo il rumore

togliendo il giudizio

togliendo l’ansia da prestazione

togliendo il bisogno di essere speciali a tutti i costi

Come nel Caviardage, quando togliamo ciò che è superfluo, resta ciò che è vero. Una parola. Una piccola luce. Una bellezza minima ma autentica. E lì, qualcosa cambia.

La poesia del quotidiano

Il Caviardage ci insegna che non serve cambiare tutto per trovare bellezza e connetterci con noi stessə.
Possiamo semplicemente rallentare e guardarci meglio.
Anche in una giornata “normale” possiamo scoprire qualcosa che ci commuove, che ci fa sentire vivə, che ci dà senso.

È un esercizio di creatività, certo, ma anche di presenza e consapevolezza.
Un modo per dirci: “Ci sono, sto ascoltando. Anche oggi ho qualcosa da raccogliere.” Perché ti assicuro che ogni giorno può esserci una piccola scintilla di piacere.

 Vuoi provare anche tu?

Ecco un semplice esercizio che puoi fare oggi stesso.

  1. Scrivi una pagina di diario raccontando la tua giornata. Non serve che sia speciale, anzi più è noiosa, normale e meglio è.

  2. Rileggi e cerchia le parole che ti colpiscono, che ti emozionano. Non pensarci troppo, lascia “parlare la pancia”.

  3. Elimina con un pennarello nero tutto il resto.

  4. Leggi solo le parole che hai tenuto: ecco la tua poesia.

Forse sarà breve. Forse sarà strana. Forse sarà perfetta.

Se proprio non ti dice niente la poesia che emerge, puoi aggiungere qualche parola, ma ti consiglio di farlo il meno possibile, perché ricorda: l’obiettivo è togliere, non aggiungere.

 

L’arte del togliere per trovare

Non dobbiamo aspettare l’eccezionale per sentirci vivi.
 A volte basta cambiare sguardo.
 Basta togliere, per trovare.
 Basta riscrivere la nostra giornata, come se fosse una poesia.

Poi certamente le difficoltà restano, non spariscono magicamente, ma se ci diamo la possibilità di vedere il bello delle nostre giornate, avremo maggiore energia anche per affrontare le sfide quotidiane.

Se hai delle domande o provi questo esercizio, scrivimi: mi piacerebbe leggere le tue parole.

 

Ti saluto con la mia poesia nascosta.

 

Esercizio di caviardage realizzato su una pagina di diario manoscritto, con parole evidenziate per creare una poesia nascosta

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Come trovare spazio per te, anche nelle giornate piene

Come la Matrice di Eisenhower può aiutarti a rimettere te stessə al centro

dedicarsi un tempo per sè ogni giorno
Ti hanno insegnato che il tempo per te è un lusso. Ma non lo è.

 

C’è una storia che sento raccontare spesso. Cambiano le parole, ma il senso resta. È la voce di chi arriva al fondo della giornata e si accorge che non è rimasto più niente. Né tempo, né energie, né attenzione. Solo la lista delle cose fatte — e quella, ancora più lunga, delle cose lasciate indietro. E tra queste, immancabilmente, c’è lo spazio per sé.

Una mia paziente, qualche tempo fa, mi ha detto qualcosa che mi è rimasto impresso:

“Prima lasciavo le cose per me alla fine della giornata, col rischio di non farle. Poi ho scoperto che se anche ci dedico un po’ di tempo durante la giornata, poi ho comunque tempo per fare tutto il resto. E non succede niente.”

Mi ha colpita perché è una scoperta tanto semplice quanto rivoluzionaria: quando ti dai spazio, il mondo non crolla. Le cose si riorganizzano. E spesso, diventano persino più leggere.

Ma come si fa a darsi spazio quando le giornate sono già piene?

Che tu sia una persona super organizzata o viva con mille appunti sparsi e zero routine, la sensazione è la stessa: il tempo non basta mai.

Eppure, c’è un modo per uscire dalla trappola del “prima il dovere, poi — forse — il piacere”. Non si tratta di aggiungere altri compiti, ma di guardare con più chiarezza a ciò che già fai. E scegliere, con intenzione, dove mettere il tuo tempo e la tua attenzione.

 

Uno strumento utile per iniziare è la Matrice di Eisenhower.

 Cos’è la Matrice di Eisenhower (e perché può aiutarti)?

La Matrice di Eisenhower è un metodo semplice e visivo per aiutarti a distinguere ciò che è davvero importante da ciò che è solo urgente. Il suo principio base è che non tutto ciò che chiede la tua attenzione la merita davvero. E che c’è una differenza profonda tra ciò che è urgente (richiede una risposta immediata) e ciò che è importante (ha un valore profondo e duraturo per te).

La matrice si divide in 4 quadranti:

 
Come usare la Matrice nella tua giornata

Per aiutarti a visualizzare meglio il funzionamento della Matrice di Eisenhower, ecco alcuni esempi di attività che potresti incontrare nella tua vita quotidiana o lavorativa. Non sono troppo specifici, così puoi adattarli facilmente al tuo contesto. Il cuore della matrice è distinguere non solo ciò che va fatto, ma soprattutto ciò che conta davvero per te.

Quadrante 1 — Importante e urgente

Da fare subito
Queste sono le attività che richiedono attenzione immediata e che hanno un impatto reale sulla tua vita o sul tuo lavoro. Rimandarle può avere conseguenze concrete.

  • Un appuntamento medico già fissato e non più rinviabile
  • Una consegna lavorativa con scadenza imminente
  • Una telefonata da fare oggi per risolvere un problema personale
  • Preparare ciò che serve per il giorno dopo
  • Un incontro già programmato da tempo e che coinvolge altre persone

Quadrante 2 — Importante ma non urgente (qui si colloca lo spazio per te!)

Da pianificare
Questo è il quadrante più prezioso: quello che contiene ciò che ti fa stare bene, ti fa crescere, ti dà respiro. Non fa rumore, ma ha valore. È qui che si inserisce il tempo per te.

  • Prendersi 15 minuti per camminare o respirare senza distrazioni
  • Mangiare con calma, senza fare altro nel frattempo
  • Leggere un libro che ti stimola, anche solo per dieci minuti
  • Iscriverti a quel corso che rimandi da mesi
  • Ritagliarti uno spazio per scrivere, riflettere, parlare con qualcuno
  • Lavorare, poco per volta, a un progetto personale che senti tuo

Questo è il tempo che spesso viene schiacciato da tutto il resto. Ma se impari a proteggerlo, inizia a restituirti molto.

Quadrante 3 — Non importante ma urgente

Da ridurre, rimandare o delegare
Qui si collocano le cose che sembrano urgenti solo perché arrivano da fuori. A volte ci sentiamo obbligati a rispondere subito, anche se in realtà non è così necessario.

  • Rispondere immediatamente a ogni messaggio o notifica
  • Accettare un invito o un impegno solo perché è “adesso”
  • Dire sì a qualcosa che non avevi previsto e che non è tua priorità
  • Sistemare un dettaglio perché “va fatto”, ma che potrebbe aspettare
  • Partecipare a un incontro che si sarebbe potuto evitare

Una domanda utile da farti è: “È davvero mio compito? Serve farlo adesso?”

Quadrante 4 — Non importante e non urgente

Da lasciare andare o ridimensionare
In questo quadrante finiscono tutte quelle attività che consumano energia senza restituirti nulla. Non sono sbagliate in sé, ma vanno osservate con onestà. Se rubano spazio a ciò che conta davvero, forse possono essere ridotte o rimandate.

  • Scrollare senza sosta per distrarsi, ma senza sentirsi meglio
  • Rivedere piccoli dettagli all’infinito, spinti dal perfezionismo
  • Confrontarsi continuamente con la vita degli altri
  • Ruminare mentalmente su conversazioni o errori passati
  • Dedicarsi a compiti che sembrano urgenti solo per evitare altro

Non si tratta di eliminare tutto. Ma di scegliere con cura cosa custodire e cosa può, serenamente, aspettare.

 Come iniziare, in modo semplice

Puoi farlo oggi stesso. Prendi un foglio (o scarica il template che trovi alla fine della pagina) e scrivi tutto ciò che senti “da fare”.
Poi, con gentilezza, comincia a distribuire le voci nei quattro quadranti.

E infine, chiediti:

  • Qual è una cosa che mi fa stare bene e che posso mettere nel quadrante “importante ma non urgente”?
  • Quando la posso fare oggi, anche solo per dieci minuti?
  • Cosa posso lasciare andare per proteggerla?
 In conclusione

Prenderti tempo non è un extra. È il tuo punto di partenza.
E se hai bisogno di un primo passo concreto, puoi iniziare proprio da qui: dalla scelta di considerarti importante, anche senza urgenza.
Perché è lì che inizia il cambiamento vero.

Come promesso ecco il template con la matrice di Eisenhower da scaricare. Se ti è piaciuto l’articolo puoi condividerlo o guardare anche il post Instagram sullo stesso tema.

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ESERCIZI DI MERAVIGLIA

Esercizi di Meraviglia è un nuovo spazio in cui vorrei condividere delle pratiche creative che offrano la possibilità di guardare il mondo con altri occhi.  Vediamo se riesco a mantenere questo proposito!

La prima che vi propongo è una Poesia di Gratitudine per salutare il 2023.

TROVA UN LUOGO TRANQUILLO E LEGGI “RINGRAZIARE DESIDERO” DI M. GUALTIERI.

Vi lascio un estratto:

“ (…) Ringraziare desidero perché

sono tornate le lucciole,

le nuvole disegnano,

le albe spargono brillanti nei prati,

e per noi

per quando siamo ardenti e leggeri

per quando siamo allegri e grati.

(..)

Da Mariangela Gualtieri, Le giovani parole (Einaudi 2015)

RESPIRA E RIPENSA AL TUO 2023 COME SE FOSSE UN FILM:

Siediti comod* e chiudi gli occhi. Fai dei respiri profondi e concentrati sulle sensazioni del tuo corpo.  Ora pensa all’anno passato come ad un film:

Come è iniziato? Quali sono state le scene salienti?

Ci sono stati colpi di scena? Che emozioni hai provato?

Pensa alle scene del film che vuoi lasciare andare: guardale per un’ ultima volta e salutale.

PRENDI CARTA E PENNA E COMPONI IL TUO RINGRAZIAMENTO:

Ora che hai rivisto il film del tuo 2023 prendi un foglio e una penna e inizia a scrivere per cosa vuoi ringraziare:

” Ringraziare desidero…”

Lascia fluire i tuoi pensieri senza giudizio. Fa che sia una scrittura libera e autentica.

Vi saluto con la mia poesia di gratitudine. Se vuoi condividere anche tu la tua poesia, puoi scriverla nei commenti!

” Ringraziare desidero per i dolci momenti nella quiete della casa,

per il calore avvolgente che emana una tisana tra le mani

per il caldo abbraccio di una coperta.

Ringraziare desidero per le prime luci del mattino

e le stelle delle notte.

Ringraziare desidero per le risate, i giochi e le mangiate in compagnia,

per le chiacchere davanti a un bicchiere di vino.

Ringraziare desidero per le grandi gioie e le piccole gioie,

per i momenti di fatica, rabbia, tristezza e paura

che mi ricordano che posso anche non essere felice.

Ringraziare desidero per la creatività e la libertà di esprimermi in molteplice forme.

Ringraziare desidero la Vita

per i doni che ogni giorno mi porta!”

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Peanuts che parlano delle aspettative dei genitori

Il Copione di Vita

Peanuts che parlano delle aspettative dei genitori

Uno dei concetti più innovativi introdotto da Berne, fondatore dell’Analisi Transazionale, è il “Copione di Vita“, che l’autore definisce come “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzato dai genitori, giustificato dagli avvenimenti successivi, e che culmina in una scelta definitiva” (Berne, 1964).

La formazione del copione nell’infanzia si basa su un processo decisionale che rappresenta, in quel momento, la migliore strategia di sopravvivenza. Durante la vita adulta riproponiamo tale strategia anche quando si dimostra inefficace e dolorosa, come in un’opera teatrale già scritta.

Durante l’infanzia il bambino assorbe inconsciamente aspetti emotivi e comportamentali della figura di attaccamento, principalmente dei genitori. Queste figure di attaccamento esercitano un’influenza importante sulla formazione del copione mediante i “messaggi di copione“, attraverso i quali il bambino elabora convinzioni riguardanti se stesso, gli altri e il mondo circostante. Questi messaggi continuano a rinforzare la struttura fondamentale del copione.

I messaggi di copione si possono distinguere in: Ingiunzioni e Spinte (Goulding, 1983).

  • Le “Ingiunzioni” sono messaggi provenienti dallo Stato dell’Io Bambino del genitore reale, emessi in relazione alle sue sofferenze personali, come infelicità, angoscia, delusione, rabbia, frustrazione e desideri segreti. Queste ingiunzioni possono essere espresse in modi sottili o meno sottili e possono avere un impatto significativo sulla formazione del copione di vita.

Ecco alcuni esempi di ingiunzioni generali: “Non”, “Non essere”, “Non entrare in intimità”, “Non essere importante”, “Non essere un bambino”, “Non crescere”, “Non avere successo”, “Non essere te stesso”, “Non essere sano di mente”, “Non stare bene”, “Non far parte”.

Ad esempio, l’ingiunzione “Non essere” può essere trasmessa in modi sottili, come quando un genitore dice: “Se non fosse per voi bambini, divorzierei da vostro padre.” In maniera meno sottile, potrebbe essere espressa con affermazioni del tipo: “Vorrei che tu non fossi mai nato… così non avrei dovuto sposare tuo padre.” Questa ingiunzione può influenzare profondamente la percezione di sé del bambino e la sua fiducia nelle proprie capacità.

  • Le “Spinte” sono messaggi provenienti dallo Stato dell’Io Genitore dei genitori reali. Sono messaggi restrittivi che, se seguiti, possono impedire la crescita e la flessibilità. È possibile riconoscere cinque spinte: “Sii forte”, “Sforzati”, “Sii perfetto”, “Sbrigati” e “Compiaci”.

In terapia è possibile lavorare sulle “Ingiunzioni” negative che abbiamo interiorizzato durante l’infanzia attraverso i “Permessi”. I “Permessi” costituiscono una parte fondamentale del processo terapeutico in analisi transazionale, poiché mirano a sfidare e modificare le credenze limitanti e i modelli di pensiero negativi che sono stati introdotti attraverso le ingiunzioni. I permessi offrono nuove prospettive e possibilità, aiutando le persone a riconoscere che hanno il diritto e la capacità di fare scelte diverse e di cambiare i loro comportamenti.

Ecco alcuni esempi di “Permessi”: “ Puoi essere te stesso”, “Puoi provare emozioni”, “Puoi sbagliare”… .

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Infografica sugli stati dell'io

Teoria degli Stati dell’Io: Genitore, Adulto e Bambino

Uomo che pensa

La Teoria degli Stati dell’Io, sviluppata da Eric Berne nell’Analisi Transazionale, descrive la struttura della nostra personalità e come essa influenzi il nostro comportamento e le nostre relazioni. Gli Stati dell’Io rappresentano le diverse parti di noi stessi, ognuna con le proprie emozioni, pensieri e comportamenti. Sono tre gli Stati dell’Io principali: Genitore, Adulto e Bambino.

Infografica sugli stati dell'Io

Lo Stato dell’Io Genitore rappresenta la parte di noi che contiene i messaggi interiori e le esperienze che abbiamo interiorizzato dai genitori o figure di riferimento durante l’infanzia.  Quando ci si trova nello stato del Genitore, si tende a reagire, interpretare gli eventi e a comportarsi come si è visto fare alle figure genitoriali di riferimento, rievocandolo nella vita presente, il modello appreso da loro. Questo stato si suddivide in due aspetti:

Genitore Affettivo: questo aspetto riflette la parte genitoriale che ha la funzione di cura, incoraggiamento, sostegno e ci fornisce calore emotivo. Talvolta tuttavia può essere iperprotettiva e soffocante.

Genitore Critico: questo aspetto rappresenta la parte genitoriale  che ha la funzione di guida, costruzione delle regole e contenimento, ma al contempo è una parte che critica, punisce o giudica se stessi e gli altri in modo severo.

Pertanto ciascuna delle due parti ha un aspetto positivo e uno negativo.

Lo Stato dell’Io Adulto si basa sull’elaborazione dei dati presenti nella realtà attuale. Quando ci troviamo in questo stato agiamo, pensiamo e sentiamo in modo diretto e coerente rispetto a ciò che sta accadendo nel presente, piuttosto che essere influenzati dai modelli di comportamento e dagli schemi mentali acquisiti durante l’infanzia o dalle influenze dei genitori. È un elemento essenziale per prendere decisioni e gestire le interazioni con gli altri in modo costruttivo.

Lo Stato dell’Io Bambino rappresenta la parte emotiva e spontanea di noi stessi, ispirata dalle esperienze e dalle emozioni dell’infanzia. Si suddivide in tre aspetti:

Bambino Libero: questo aspetto riflette la nostra spontaneità, creatività e gioia di vivere. È il nostro lato giocoso e curioso, che ci consente di sperimentare e di essere aperti alle nuove esperienze.

Bambino Adattato: questo aspetto rappresenta la parte di noi che si adatta alle aspettative degli altri o segue modelli di comportamento appresi durante l’infanzia. Può essere il risultato di messaggi genitoriali che ci hanno portato a conformarci o a sacrificare i nostri bisogni per gli altri.

Bambino Ribelle: questo aspetto è la parte di noi che si ribella contro le limitazioni, le regole o le ingiustizie percepite. Può emergere quando ci sentiamo oppressi o frustrati e siamo inclini a comportamenti di sfida o di ribellione.

Ognuno di noi ha tutti e tre gli Stati dell’Io presenti nella propria personalità, ma in diverse situazioni, può essere maggiormente energizzato uno di questi a discapito degli altri. Un equilibrio sano tra i diversi Stati dell’Io ci permette di comportarci e relazionarci agli altri in modo più consapevole e armonioso.

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Lisa Simpson che spiega la tendenza ad autosabotarsi

Perché mi blocco ad un passo dall’obiettivo?

Ti è mai capitato di impegnarti tanto in un lavoro e di bloccarti ad un passo dalla fine?

Oppure ti è capitato in una relazione di essere tanto felice e in intimità con l’altra persona, ma accorgerti all’improvviso di qualcosa che proprio non ti permette di andare avanti?

 

Lisa Simpson che spiega la tendenza ad autosabotarsi

Come dice Lisa Simpson è possibile che in queste situazioni ti stia autosabotando! Ma come fare a riconoscere e disinnescare questo meccanismo?

Proviamo a capirlo insieme con l’aiuto dell’Analisi Transazionale.

Perché mi blocco

Spesso capita che nella nostra mente compaiano frasi come “non te lo meriti”, “tanto non ce la farai”, “non  sei capace”, messaggi che provocano un senso di frustrazione, paura di affrontare le novità e magari anche rassegnazione, che ci portano a pensare “non valgo niente”, “sbaglio sempre” e così via.

In Analisi Transazionale per definire l’insieme di questi messaggi parliamo di “Dialogo Interno”, questo dialogo avviene tra il nostro Genitore Critico e il nostro Bambino Interiore. Facciamo un esempio:

Giovanna ha appena iniziato un nuovo lavoro, le chiedono di svolgere un compito che non sa fare, nella sua mente potrebbe crearsi un dialogo di questo tipo:

Bambino: “Non so come fare, vorrei chiedere aiuto ma poi cosa penseranno?”

Genitore: “Non puoi chiedere aiuto! Chiede aiuto solo chi è incapace!”

Questo dialogo risulta svalutante e potrebbe portare Giovanna a procrastinare il compito che le è stato affidato non sapendo come affrontarlo e questo può generare un senso di inadeguatezza.

A te è mai capitato di sentirti bloccato? Se ti è successo potrebbe essere in corso un dialogo interno come quello di Giovanna.

Come disinnescare questo meccanismo?

I motivi del blocco possono essere diversi, ma in generale possiamo dire che svolga un ruolo importante la paura.

Può essere la paura di non farcela, di non meritare la felicità, di entrare in intimità o anche la paura di farcela!

Sembra un controsenso ma a volte capita anche questo: potremmo temere di scoprire cosa accadrebbe se raggiungessimo quell’obiettivo o se portassimo avanti una relazione, in quanto sarebbe qualcosa di ignoto e non controllabile. Dall’altra parte invece procrastinare, chiudere una relazione sono scelte note e quindi più rassicuranti,  seppur creino un malessere.

E allora cosa possiamo fare per superare il blocco?

Innanzitutto mettere a fuoco i messaggi del nostro Genitore e del nostro Bambino, così da scoprire che in realtà non siamo fermi, ma ci sono due forze che ci tirano dai lati opposti! Una volta messo a fuoco il nostro dialogo interno, possiamo far entrare in gioco il nostro Adulto: secondo l’Analisi Transazionale oltre al Genitore e al Bambino possiamo riconoscere in noi anche l’Adulto, ovvero quella parte del sé concentrata sul qui ed ora.

Riprendiamo il nostro esempio di prima: cosa potrebbe dire l’Adulto di Giovanna?

Bambino: “Non so come fare, vorrei chiedere aiuto ma poi cosa penseranno?”

Genitore: “Non puoi chiedere aiuto! Chiede aiuto solo chi è incapace!”

Adulto: “ Sono in un contesto nuovo, sto imparando, è normale che non sappia fare tutto, quindi è utile che chieda a chi è più esperto di me”.

Attivare l’Adulto e soprattutto ascoltarlo non sempre risulta così facile, ma con un po’ di esercizio si può fare!

Esercizio per provare ad uscire dal blocco

Chiudi gli occhi e prova a immaginare che sembianze potrebbero avere i tuoi Genitore- Adulto- Bambino. Focalizzati sull’aspetto fisico, i vestiti, la voce… e una volta messi a fuoco disegnali o se preferisci scrivi le loro descrizioni. Ora dai un nome a ciascuno: potrai chiamarli Genitore- Adulto- Bambino oppure in altro modo, usa la fantasia e scegli il nome più adatto per te!

Ora che hai familiarizzato con loro puoi scegliere una situazione in cui ti senti bloccato e puoi provare a immaginare cosa direbbe ciascuno. A questo punto trasforma i tuoi penseri in fumetti. Così avrai un bel disegno coi tuoi Genitore- Adulto- Bambino che parlano tra loro, che ti aiuterà a mettere a fuoco come uscire dall’impasse!

Come dicevo in precedenza è un lavoro difficile quindi potresti aver bisogno dell’aiuto di un terapeuta, ma intanto questo esercizio può essere comunque un modo per conoscerti meglio.

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Ragazza tra le nuvole che evoca l'idea di vacanza

Riposare che fatica!

Ragazza tra le nuvole che evoca l'idea di vacanza

Non vedo l’ora che arrivi l’estate per riposarmi!

Quanti di voi l’hanno pensato? Poi quando arrivano le tanto desiderate vacanze non si riesce a riposare. Le vacanze sono cariche di aspettative: vogliamo fare tutto quello che non abbiamo avuto il tempo di fare durante l’anno. In più spesso si presentano anche i sensi di colpa per ciò che lasciamo a casa: studio, lavoro, impegni, persone. Quindi desideriamo tanto il riposo ma non riusciamo a godercelo, perché?

In questo articolo vorrei condividere qualche riflessione con l’aiuto dell’analisi transazionale.

Perché è faticoso riposare?

Vorrei partire condividendo con voi una parola che ho recuperato dai ricordi del liceo classico, la parola “otium”.

Non voglio fare una lezione di latino, ma raccontarvi come questa parola ha influito sulla mia idea di riposo.

La mia professoressa di latino diceva che per i latini l’ozio non era “far niente”, ma dedicarsi ad altre attività, culturali, ricreative. Ed ecco come questi insegnamenti, insieme al contesto familiare e sociale in cui vivevo, hanno contribuito al formarsi dell’idea che riposare voleva dire dedicarmi a delle attività “utili”, non far niente invece era segno di pigrizia ed una perdita di tempo.
Sono sicura che se anche non avete studiato latino potreste avere un pregiudizio simile sul riposo.

Ed è qui che l’analisi transazionale può esserci d’aiuto.

Secondo questo approccio ciascuno di noi riceve dei messaggi durante l’infanzia dalle persone significative, che vengono interiorizzati per poi condizionare il nostro comportamento; tali messaggi sono chiamati Spinte.

Vi parlerò di due di queste, che possono rendere faticoso godersi il riposo: “Sbrigati” e “Sforzati”.

Nel primo caso ci sarà stato insegnato che bisogna fare tutto in fretta, senza fermarsi. Nel secondo caso invece possiamo aver imparato che bisogna darsi da fare, andando anche oltre ai nostri limiti: se non siamo stanchi allora non ci siamo impegnati abbastanza.

Perché seguiamo queste spinte?

Perché abbiamo la convinzione che se ci comporteremo in questo modo allora saremo: amati, apprezzati, importanti….Quindi il riposo ci spaventa, perché ci chiede di fermarci, di smettere di sforzarci e di correre, ma abbiamo paura di deludere l’Altro e abbiamo paura di cosa potremmo scoprire fermandoci. Perché riposare vuol dire anche avere la possibilità di stare con se stessi, i propri pensieri e le proprie emozioni. A volte anche solo pensare a questa possibilità fa paura, quindi evitiamo di riposare veramente!

Quindi come godersi il riposo?

Innanzitutto è necessario chiedersi cosa mi permette veramente di riposare e per capirlo è necessario individuare qualcosa di nutriente a livello fisico, mentale, emotivo o relazionale. In seguito è possibile chiedersi se c’è qualcosa che stiamo evitando. Ad esempio se desidero riposarmi svolgendo unicamente attività adrenaliniche posso chiedermi se è veramente ciò che desidero o se magari ho paura di fermarmi. Solo ciascuno di noi può conoscere la risposta. Di quale riposo ho bisogno?

Per concludere vorrei proporti una piccola pratica per capire il riposo che fa per te!

Prendi un foglio scrivi la parola riposo e di seguito le prime 10 parole che ti vengono in mente associate a questo concetto. In seguito osservale e nel caso in cui vi siano delle parole cariche di pregiudizi e autocritiche eliminale. Scegline 3 che rappresentino ciò che per te è riposo in questo momento.

Buon riposo!

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Immagine che rappresenta una ragazza che identifica i stati dell'io nell'analisi transazionaale

Principi e fondamenti dell’Analisi Transazionale

Immagine che rappresenta una ragazza che identifica i stati dell'io nell'analisi transazionaale

Cos’è l’analisi Transazionale?

L’Analisi Transazionale (AT) è un approccio psicologico e sociale fondato da Eric Berne negli anni ’50 in America, che si basa su un contratto bilaterale di crescita e cambiamento, mirando a comprendere lo sviluppo della personalità, il dialogo interno tra i “tre Stati dell’Io” (Genitore, Adulto e Bambino) e i comportamenti interpersonali.
Il cuore della teoria consiste in tre principi filosofici fondamentali:

      • ogni persona nasce “OK”, con valore e dignità intrinseca, fondandosi sull’essenza piuttosto che sul comportamento.

      • ogni persona è in grado di pensare, il paziente è responsabile del proprio cambiamento e il terapeuta agisce come guida e facilitatore nel processo di crescita.

      • ogni persona è in grado di decidere e ha il potere di cambiare le decisioni prese nel passato per creare nuove opportunità per il futuro.

    Quali sono i concetti centrali?

    Stati dell’ Io

    Il modello dei tre Stati dell’Io è uno degli aspetti centrali dell’Analisi Transazionale, che spiega come si struttura la nostra personalità dove il Genitore è caratterizzato dai comportamenti e pensieri assimilati dalle figure genitoriali, con una componente critica o affettiva; l’Adulto è la parte della personalità basata sul qui e ora; e il Bambino esprime emozioni e comportamenti dell’infanzia, suddiviso in Bambino Libero e Bambino Adattato o Ribelle

    Copione di Vita

    Un altro elemento cruciale dell’Analisi Transazionale è il concetto di Copione di Vita, che emerge durante l’infanzia come un piano inconscio di vita basato su esperienze, spinte e ingiunzioni interiorizzate. Questo copione guida le scelte e il comportamento dell’individuo, spesso riproponendo modelli disfunzionali. 

    Giochi Psicologici

    Inoltre, in Analisi Transazionale sono presenti diversi concetti che permettono di analizzare  le relazioni e le modalità comunicative: uno fra questi è il concetto di Giochi Psicologici , ovvero schemi di interazione disfunzionali ripetuti inconsciamente per ottenere una gratificazione emotiva prevedibile. Questi giochi spesso si basano su convinzioni limitanti e possono causare tensioni e problemi nelle relazioni.

    Carezze

    Un altro è quello di Carezze , che si riferisce a un modo di descrivere e comprendere le interazioni sociali e le dinamiche relazionali tra le persone. Le “carezze” in Analisi Transazionale rappresentano un’ unità di riconoscimento, di comunicazione affettiva e di conferma. Questi scambi possono essere di natura verbale o non verbale e sono importanti perché influenzano la percezione che un individuo ha di sé stesso e degli altri, contribuendo a costruire il suo senso di valore personale e la sua autostima.


    Attraverso la consapevolezza, la responsabilità e la ridecisionalità, l’Analisi Transazionale mira a favorire una crescita personale e un maggiore equilibrio interiore, consentendo ai pazienti di esplorare i loro stati dell’Io, il copione di vita e i giochi psicologici, per superare schemi disfunzionali e raggiungere una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie relazioni.

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