La rabbia che le donne ereditano: ascoltala e incontra le tue antenate

C’è una rabbia silenziosa che molte donne portano dentro. Non è la rabbia del momento, né quella “contro qualcuno”. È una rabbia antica, che attraversa generazioni: la rabbia delle madri e delle nonne che non potevano scegliere, delle donne che hanno amato e rinunciato, che hanno dovuto tacere.
Clarissa Pinkola Estés in Donne che corrono coi lupi descrive “la donna selvaggia” come:
“robusta, piena di energia, di grande forza vitale, capace di dare la vita, pronta a difendere il territorio, inventiva, leale, errante. Eppure, la separazione dalla natura selvaggia fa sì che la personalità della donna diventi povera, sottile, pallida, spettrale.”
Quando la voce della donna selvaggia è soppressa, può trasformarsi in silenzio, stanchezza, mal di testa o senso di colpa. Ma non sparisce: il corpo e la psiche ricordano, e nelle relazioni di oggi quell’eco può ancora farsi sentire.
Una rabbia che nasce da lontano
Molte donne hanno dovuto rinunciare a parti di sé fondamentali: non potevano scegliere chi amare, se studiare o lavorare, se separarsi, se dire “basta”. Hanno trasformato la rabbia in pazienza, sorrisi, obbedienza, senza rendersene conto.
Questo significa che molte emozioni represse non spariscono: restano latenti, trasmesse attraverso atteggiamenti, aspettative e ruoli familiari. Oggi molte donne sentono dentro una rabbia senza nome, una tensione tra il desiderio di libertà e il bisogno di compiacere, tra la voglia di dire la verità e la paura di essere giudicate.
È la rabbia di chi si sente libera a metà, di chi eredita un copione ambiguo: “devi essere brava figlia, buona madre, generosa e collaborativa”, ma allo stesso tempo “devi essere forte, autonoma e indipendente”.
Come si manifesta oggi
Questa rabbia può manifestarsi in modi molto diversi: a volte esplode, a volte si trattiene silenziosa, insinuandosi nel quotidiano senza farsi notare.
- Rabbia esplosiva: può emergere in scoppi di irritazione o frustrazione improvvisi, nel rapporto con il partner, familiari, amicə o i colleghə. Frasi come “Non ce la faccio più!” o gesti di insofferenza raccontano una tensione accumulata da tempo, un’energia che chiede di essere ascoltata. Questi momenti, pur percepiti come incontrollabili, contengono un messaggio chiaro: qualcosa nel tuo spazio emotivo non è stato rispettato, e la voce delle generazioni passate ancora parla attraverso di te.
- Rabbia trattenuta: più sottile, silenziosa, si infiltra nei gesti quotidiani e nelle sensazioni fisiche: tensione costante, mal di testa, insonnia, fame nervosa, irritabilità latente con il partner o colleghi, senso di colpa e auto-giudizio (“Non dovrei arrabbiarmi, ho tutto ciò che mi serve”). Questa forma di rabbia non esplode, ma pesa sul corpo e sulla mente, limitando la capacità di ascoltare e rispettare i propri bisogni.
Spesso la rabbia trattenuta e quella esplosiva coesistono: il corpo e le emozioni oscillano tra accumulo e deflagrazione. Entrambe sono segnali preziosi: indicano ciò che è stato negato o sacrificato, ciò che appartiene al passato ma ha ancora voce nel presente.
Il messaggio che arriva è chiaro: è tempo di cambiare copione. Non si tratta di reprimere né di lasciar esplodere indiscriminatamente la rabbia, ma di riconoscerla, darle spazio e ascoltarne il messaggio. Distinguere ciò che proviene dal passato da ciò che appartiene al presente permette di trasformare questa energia in forza vitale, liberando il corpo e la mente dal peso delle storie non risolte delle generazioni precedenti.
Dare un nome alla rabbia
Ora ti propongo di fermati un momento, fare un respiro profondo e chiederti:
🔸 Questa rabbia parla del mio presente? …ORA mi sento sola, poco libera, costretta?
🔸 O è una voce del passato? mia o è un’eco che non mi appartiene?
🔸 Oppure qualcosa nel presente la riattiva, ma la sua intensità viene da lontano?
Riconoscere da dove arriva è già una forma di libertà. Perché oggi puoi ascoltarla senza agire al suo posto. Puoi esprimere i tuoi bisogni e restituire alle tue antenate la loro rabbia, onorandola — ma senza lasciarle decidere la tua vita. Tu non sei loro. E chi ti è accanto non è i tuoi antenati.
È da qui che la rabbia può tornare a essere energia viva, e non ferita che si ripete.
Un regalo per te
Ora vorrei farti un regalo: una piccola visualizzazione guidata. Sarà un’occasione per incontrare le tue antenate, ascoltare la loro rabbia e restituirla, lasciando che la loro energia torni a fluire senza appesantire la tua vita.
Prenditi qualche minuto, trova un luogo tranquillo, chiudi gli occhi e preparati a entrare in contatto con le radici della tua forza interiore.
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