Psicologia quotidiana

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ESERCIZI DI MERAVIGLIA

Esercizi di Meraviglia è un nuovo spazio in cui vorrei condividere delle pratiche creative che offrano la possibilità di guardare il mondo con altri occhi.  Vediamo se riesco a mantenere questo proposito!

La prima che vi propongo è una Poesia di Gratitudine per salutare il 2023.

TROVA UN LUOGO TRANQUILLO E LEGGI “RINGRAZIARE DESIDERO” DI M. GUALTIERI.

Vi lascio un estratto:

“ (…) Ringraziare desidero perché

sono tornate le lucciole,

le nuvole disegnano,

le albe spargono brillanti nei prati,

e per noi

per quando siamo ardenti e leggeri

per quando siamo allegri e grati.

(..)

Da Mariangela Gualtieri, Le giovani parole (Einaudi 2015)

RESPIRA E RIPENSA AL TUO 2023 COME SE FOSSE UN FILM:

Siediti comod* e chiudi gli occhi. Fai dei respiri profondi e concentrati sulle sensazioni del tuo corpo.  Ora pensa all’anno passato come ad un film:

Come è iniziato? Quali sono state le scene salienti?

Ci sono stati colpi di scena? Che emozioni hai provato?

Pensa alle scene del film che vuoi lasciare andare: guardale per un’ ultima volta e salutale.

PRENDI CARTA E PENNA E COMPONI IL TUO RINGRAZIAMENTO:

Ora che hai rivisto il film del tuo 2023 prendi un foglio e una penna e inizia a scrivere per cosa vuoi ringraziare:

” Ringraziare desidero…”

Lascia fluire i tuoi pensieri senza giudizio. Fa che sia una scrittura libera e autentica.

Vi saluto con la mia poesia di gratitudine. Se vuoi condividere anche tu la tua poesia, puoi scriverla nei commenti!

” Ringraziare desidero per i dolci momenti nella quiete della casa,

per il calore avvolgente che emana una tisana tra le mani

per il caldo abbraccio di una coperta.

Ringraziare desidero per le prime luci del mattino

e le stelle delle notte.

Ringraziare desidero per le risate, i giochi e le mangiate in compagnia,

per le chiacchere davanti a un bicchiere di vino.

Ringraziare desidero per le grandi gioie e le piccole gioie,

per i momenti di fatica, rabbia, tristezza e paura

che mi ricordano che posso anche non essere felice.

Ringraziare desidero per la creatività e la libertà di esprimermi in molteplice forme.

Ringraziare desidero la Vita

per i doni che ogni giorno mi porta!”

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Lisa Simpson che spiega la tendenza ad autosabotarsi

Perché mi blocco ad un passo dall’obiettivo?

Ti è mai capitato di impegnarti tanto in un lavoro e di bloccarti ad un passo dalla fine?

Oppure ti è capitato in una relazione di essere tanto felice e in intimità con l’altra persona, ma accorgerti all’improvviso di qualcosa che proprio non ti permette di andare avanti?

 

Lisa Simpson che spiega la tendenza ad autosabotarsi

Come dice Lisa Simpson è possibile che in queste situazioni ti stia autosabotando! Ma come fare a riconoscere e disinnescare questo meccanismo?

Proviamo a capirlo insieme con l’aiuto dell’Analisi Transazionale.

Perché mi blocco

Spesso capita che nella nostra mente compaiano frasi come “non te lo meriti”, “tanto non ce la farai”, “non  sei capace”, messaggi che provocano un senso di frustrazione, paura di affrontare le novità e magari anche rassegnazione, che ci portano a pensare “non valgo niente”, “sbaglio sempre” e così via.

In Analisi Transazionale per definire l’insieme di questi messaggi parliamo di “Dialogo Interno”, questo dialogo avviene tra il nostro Genitore Critico e il nostro Bambino Interiore. Facciamo un esempio:

Giovanna ha appena iniziato un nuovo lavoro, le chiedono di svolgere un compito che non sa fare, nella sua mente potrebbe crearsi un dialogo di questo tipo:

Bambino: “Non so come fare, vorrei chiedere aiuto ma poi cosa penseranno?”

Genitore: “Non puoi chiedere aiuto! Chiede aiuto solo chi è incapace!”

Questo dialogo risulta svalutante e potrebbe portare Giovanna a procrastinare il compito che le è stato affidato non sapendo come affrontarlo e questo può generare un senso di inadeguatezza.

A te è mai capitato di sentirti bloccato? Se ti è successo potrebbe essere in corso un dialogo interno come quello di Giovanna.

Come disinnescare questo meccanismo?

I motivi del blocco possono essere diversi, ma in generale possiamo dire che svolga un ruolo importante la paura.

Può essere la paura di non farcela, di non meritare la felicità, di entrare in intimità o anche la paura di farcela!

Sembra un controsenso ma a volte capita anche questo: potremmo temere di scoprire cosa accadrebbe se raggiungessimo quell’obiettivo o se portassimo avanti una relazione, in quanto sarebbe qualcosa di ignoto e non controllabile. Dall’altra parte invece procrastinare, chiudere una relazione sono scelte note e quindi più rassicuranti,  seppur creino un malessere.

E allora cosa possiamo fare per superare il blocco?

Innanzitutto mettere a fuoco i messaggi del nostro Genitore e del nostro Bambino, così da scoprire che in realtà non siamo fermi, ma ci sono due forze che ci tirano dai lati opposti! Una volta messo a fuoco il nostro dialogo interno, possiamo far entrare in gioco il nostro Adulto: secondo l’Analisi Transazionale oltre al Genitore e al Bambino possiamo riconoscere in noi anche l’Adulto, ovvero quella parte del sé concentrata sul qui ed ora.

Riprendiamo il nostro esempio di prima: cosa potrebbe dire l’Adulto di Giovanna?

Bambino: “Non so come fare, vorrei chiedere aiuto ma poi cosa penseranno?”

Genitore: “Non puoi chiedere aiuto! Chiede aiuto solo chi è incapace!”

Adulto: “ Sono in un contesto nuovo, sto imparando, è normale che non sappia fare tutto, quindi è utile che chieda a chi è più esperto di me”.

Attivare l’Adulto e soprattutto ascoltarlo non sempre risulta così facile, ma con un po’ di esercizio si può fare!

Esercizio per provare ad uscire dal blocco

Chiudi gli occhi e prova a immaginare che sembianze potrebbero avere i tuoi Genitore- Adulto- Bambino. Focalizzati sull’aspetto fisico, i vestiti, la voce… e una volta messi a fuoco disegnali o se preferisci scrivi le loro descrizioni. Ora dai un nome a ciascuno: potrai chiamarli Genitore- Adulto- Bambino oppure in altro modo, usa la fantasia e scegli il nome più adatto per te!

Ora che hai familiarizzato con loro puoi scegliere una situazione in cui ti senti bloccato e puoi provare a immaginare cosa direbbe ciascuno. A questo punto trasforma i tuoi penseri in fumetti. Così avrai un bel disegno coi tuoi Genitore- Adulto- Bambino che parlano tra loro, che ti aiuterà a mettere a fuoco come uscire dall’impasse!

Come dicevo in precedenza è un lavoro difficile quindi potresti aver bisogno dell’aiuto di un terapeuta, ma intanto questo esercizio può essere comunque un modo per conoscerti meglio.

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Ragazza tra le nuvole che evoca l'idea di vacanza

Riposare che fatica!

Ragazza tra le nuvole che evoca l'idea di vacanza

Non vedo l’ora che arrivi l’estate per riposarmi!

Quanti di voi l’hanno pensato? Poi quando arrivano le tanto desiderate vacanze non si riesce a riposare. Le vacanze sono cariche di aspettative: vogliamo fare tutto quello che non abbiamo avuto il tempo di fare durante l’anno. In più spesso si presentano anche i sensi di colpa per ciò che lasciamo a casa: studio, lavoro, impegni, persone. Quindi desideriamo tanto il riposo ma non riusciamo a godercelo, perché?

In questo articolo vorrei condividere qualche riflessione con l’aiuto dell’analisi transazionale.

Perché è faticoso riposare?

Vorrei partire condividendo con voi una parola che ho recuperato dai ricordi del liceo classico, la parola “otium”.

Non voglio fare una lezione di latino, ma raccontarvi come questa parola ha influito sulla mia idea di riposo.

La mia professoressa di latino diceva che per i latini l’ozio non era “far niente”, ma dedicarsi ad altre attività, culturali, ricreative. Ed ecco come questi insegnamenti, insieme al contesto familiare e sociale in cui vivevo, hanno contribuito al formarsi dell’idea che riposare voleva dire dedicarmi a delle attività “utili”, non far niente invece era segno di pigrizia ed una perdita di tempo.
Sono sicura che se anche non avete studiato latino potreste avere un pregiudizio simile sul riposo.

Ed è qui che l’analisi transazionale può esserci d’aiuto.

Secondo questo approccio ciascuno di noi riceve dei messaggi durante l’infanzia dalle persone significative, che vengono interiorizzati per poi condizionare il nostro comportamento; tali messaggi sono chiamati Spinte.

Vi parlerò di due di queste, che possono rendere faticoso godersi il riposo: “Sbrigati” e “Sforzati”.

Nel primo caso ci sarà stato insegnato che bisogna fare tutto in fretta, senza fermarsi. Nel secondo caso invece possiamo aver imparato che bisogna darsi da fare, andando anche oltre ai nostri limiti: se non siamo stanchi allora non ci siamo impegnati abbastanza.

Perché seguiamo queste spinte?

Perché abbiamo la convinzione che se ci comporteremo in questo modo allora saremo: amati, apprezzati, importanti….Quindi il riposo ci spaventa, perché ci chiede di fermarci, di smettere di sforzarci e di correre, ma abbiamo paura di deludere l’Altro e abbiamo paura di cosa potremmo scoprire fermandoci. Perché riposare vuol dire anche avere la possibilità di stare con se stessi, i propri pensieri e le proprie emozioni. A volte anche solo pensare a questa possibilità fa paura, quindi evitiamo di riposare veramente!

Quindi come godersi il riposo?

Innanzitutto è necessario chiedersi cosa mi permette veramente di riposare e per capirlo è necessario individuare qualcosa di nutriente a livello fisico, mentale, emotivo o relazionale. In seguito è possibile chiedersi se c’è qualcosa che stiamo evitando. Ad esempio se desidero riposarmi svolgendo unicamente attività adrenaliniche posso chiedermi se è veramente ciò che desidero o se magari ho paura di fermarmi. Solo ciascuno di noi può conoscere la risposta. Di quale riposo ho bisogno?

Per concludere vorrei proporti una piccola pratica per capire il riposo che fa per te!

Prendi un foglio scrivi la parola riposo e di seguito le prime 10 parole che ti vengono in mente associate a questo concetto. In seguito osservale e nel caso in cui vi siano delle parole cariche di pregiudizi e autocritiche eliminale. Scegline 3 che rappresentino ciò che per te è riposo in questo momento.

Buon riposo!

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